COMUNITÁ PASTORALE MARIA REGINA DEGLI APOSTOLI

Comunità Pastorale

Maria Regina

degli Apostoli

Barzago

Bevera

Bulciago

San Giovanni evangelista di Bulciago

Cenni storici

La sfera di influenza della Chiesa di San Giovanni Battista di Monza esercitata sul territorio di Bulciago, corte imperiale ottenuta con diploma dell’imperatore Berengario I datato 1° luglio 920, unitamente alle corti di Cremella e Calpuno, include la chiesa di San Giovanni Evangelista di Bulciago tra i beni appartenenti all’istituzione monzese, richiamati nel diploma dell’arcivescovo milanese Giordano da Clivio del gennaio 1119, poi sottoposti alla tutela della Sede apostolica l’11 aprile 1120 e successivamente confermati dalla bolla del 31 marzo 1169.

Qualche anno più tardi le carte medievali contengono il nome del sacerdote titolare del beneficio: prete Viviano, che riceve un appezzamento di terreno situato nella località Raveriula per utilità della stessa chiesa l’11 aprile 1177; patrimonio immobiliare accresciuto nel decenni successivi, tanto che da una consegna dei beni del 14 giugno 1206 la chiesa di San Giovanni di Bulciago detiene circa otto terreni e tre abitazioni nella contrada di San Giovanni.

Il 7 dicembre 1228 il frate umiliato Alberto Pira, che agisce a nome proprio e per conto di due confratelli e tredici consorelle, riceve dai canonici un cascinale – il terzo dell’elenco –, dove risiede la comunità, situato in Bulciago nella contrada detta Solero et ad Puteum, la stessa in cui un ventennio prima sono segnalate le Patarine, ovvero religiose appartenenti a un movimento medievale sorto in seno alla Chiesa milanese nel secolo XI, caduto poi nell’eresia. La residenza degli Umiliati di Bulciago è annotata dal Tiraboschi tra quelle miste nel catalogo del 1298, ma non è più richiamata nei successivi.

Il primo repertorio diocesano nel quale sono elencati i santi in essa venerati, attribuito a Goffredo da Bussero e compilato verso la fine del secolo XIII, il già citato Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, in corrispondenza delle chiese dedicate a San Giovanni Evangelista ne rileva una in Biozago nella pieve di Missaglia. Mentre nel secolo successivo risulta investito del beneficio il sacerdote Tabiago di Tabiago, cappellano beneficiale della chiesa di S. Giovanni Evangelista di Bulciago il 20 aprile 1307 e il 24 giugno 1345.

La cappella di Bulciago acquisisce dunque una propria autonomia nei confronti della chiesa plebana di San Vittore di Missaglia e diventa punto di riferimento per la comunità cristiana locale, mentre non risultano ingerenze della chiesa monzese in ordine all’aspetto rituale ecclesiale: rammentiamo che la Chiesa di Monza adottò prima il rito patriarchino o aquileiese e successivamente quello romano. In ogni caso non compare nella Notitia Cleri Mediolanensis del 1398. Tuttavia, inizia a delinearsi una certa continuità nelle investiture beneficiarie tra il secolo XIV e la prima metà del secolo XVI, anche se la cronotassi dei parroci si consolida a partire dal Liber Seminarii Mediolanensis del 1564, quando è titolare del beneficio il sacerdote Cristoforo Nava, non residente.

Da quando si sia allontanato da Bulciago non è dato sapersi, mentre è certo che vi abitava nel mese di giugno 1546, perché lunedì 14 sottoscrive un contratto particolarmente significativo.

Prete Cristoforo Nava figlio del fu Marco, rettore della chiesa di San Giovanni Evangelista e Cosma e Damiano di Bulciago, abitante a Bulciago nella pieve di Missaglia, ducato di Milano, stipula un contratto con maestro Alessandro Battista Bellani e Cosma, ossia padre e figlio, entrambi residenti in Bulciago, per l’esecuzione di varie opere di riparazione, modifiche e restauri della chiesa parrocchiale: intervento eseguito se non sul primitivo, quasi certamente sul più antico luogo di culto.

La spesa totale è di 198 lire imperiali per il miglioramento complessivo della struttura. Rimuovere il muro che unisce in linea retta la casa parrocchiale fino al campanile e dall’angolo dello stesso fino alla chiesa. Togliere le colonna e l’arco presente in chiesa. Costruire due archi con pietre vive, prominenti e belli. Elevare una grande cappella in capo alla chiesa nei pressi del campanile di forma quadrata con lato lungo circa 7 braccia: quindi 4,16 metri circa. Aprire due porte di ingresso in chiesa: una che guarda verso il «balum» e l’altra a metà del muro verso il cimitero e chiudere l’attuale, più alcune finestre da aprirsi per illuminare la chiesa. Inoltre, la posa di due altari e altri interventi vari. Notare che il maestro, ovvero il capomastro è di Bulciago, quindi doveva avere maturato nel corso del tempo una certa esperienza in campo edile.

L’edificio rinnovato secondo il contratto è quello che in linea di massima si trova di fronte il delegato di San Carlo, il gesuita padre Leonetto Chiavone il 26 ottobre 1567. Infatti, il visitatore scrive che la chiesa è nuova, non imbiancata, ma da terminare: dopo circa un ventennio il cantiere non è ancora chiuso, quindi supponiamo che ci siano stati anche interventi successivi a quelli contrattuali, di cui però non conosciamo i dettagli.

L’aula è lunga 11,90 metri, larga 7,73 metri, coperta di laterizi e tegole, sopra alcuni travetti che sostengono i due archi. Il suolo del pavimento è piano. La sagrestia non c’è. Il campanile è quasi tutto di pietra viva, antico, con una piccola campana, e sorge a sinistra dell’altare maggiore. Il cimitero è cinto da una siepe e in parte da muro. Gli altari sono tre: il maggiore, quello di Santa Caterina a destra andando vero il maggiore, e a sinistra quello di San Rocco. Le anime della cura sono 200 tutte confessate eccetto undici. Le reliquie dei santi non ci sono, fuorché alcune incerte riposte nell’altare maggiore, che non si possono vedere se non distruggendo l’altare: dettaglio che richiama una condizione assai antica.

Nella visita personale del 20 agosto 1571 San Carlo rileva la presenza di due soli altari: il maggiore, nella relativa cappella dove ora sono rappresentati i quattro evangelisti con i loro simboli, e quello di Santa Caterina, sede della Scuola di Santa Caterina che è stata unita a quella del Corpus Domini, eretta dunque dopo la visita del primo delegato; non esiste più quello di San Rocco. Il relatore inoltre precisa che il campanile è sul versante settentrionale.

L’ampia e articolata relazione dell’arcivescovo Federico Borromeo, stesa in occasione della visita pastorale personale effettuata a Bulciago sabato 16 e domenica 17 luglio 1611, aggiunge solo qualche modesto dettaglio in merito alla chiesa parrocchiale rispetto a quanto già noto: la cappella maggiore è di forma esagonale, priva di icona, sotto l’arco di ingresso pende il Crocifisso; quella di Santa Caterina invece è di forma quadrata; una sola porta di ingresso priva di vestibolo; all’interno della chiesa ci sono sei sepolcri; il campanile è di forma quadrata e la torre campanaria contiene due campane.

Nei decenni successivi è elevata una seconda cappella laterale in memoria della «B.V. Maria», rilevata nella visita vicariale effettuata a Bulciago il 22 novembre 1657 sul lato destro della chiesa parrocchiale di San Giovanni Evangelista, mentre sul sinistro c’è quella di Santa Caterina [ASDMi, Sez. X, Missaglia, vol. XXI, q. 3.]. A questo altare l’8 marzo 1738 è istituita la Confraternita della Cintura, sul conto della quale però manca qualsiasi attestazione coeva o successiva: promotore, elenco confratelli, attività svolta. Sappiamo soltanto che il pio sodalizio nelle visita pastorale del 1918, effettuata dell’arcivescovo Andrea Carlo Ferrari, è elencato tra le associazioni attive in parrocchia e contra 30 iscritti.

Nel giorno di venerdì 20 ottobre 1752, il sacerdote Bernardo Mandelli figlio del fu Ludovico abitante in Bulciago, dispone le sue ultime volontà testamentarie innanzi al notaio milanese Pietro Beretta de Capitanei, tra le quali istituisce una cappellania ecclesiastica perpetua, «sotto il titolo della Beata Vergine della Cintura all’Altare della Beata Vergine della Cintura esistente nella detta parrocchiale chiesa di San Giovanni Evangelista del luogo di Bulciago della suddetta pieve di Missaglia, diocesi di Milano».

Di rilievo invece è la visita dell’arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli, effettuata nei mesi di maggio-giugno 1757 nella pieve di Missaglia, presente a Bulciago il 7 giugno. Essa diventa un imprescindibile punto di riferimento tra passato e futuro, perché fa da cerniera tra la struttura più antica e quella che sorgerà poi nel secolo successivo.

La cappella maggiore, in capo alla chiesa, è stata edificata in modo che la parte posteriore fosse rivolta verso oriente equinoziale [oritenem equinoctialem recta spectet], lunga 5,11 metri e larga 3,83 metri. È sollevata di due gradini rispetto al piano della chiesa e coperta dalla volta decorata con raffinatezza, unitamente alle pareti. Dietro l’altare è innalzato un grazioso tabernacolo ligneo intarsiato in oro, ingentilito da immagini pie della B.V. Maria e altri santi e angeli.

In corrispondenza della cappella ne sorge un’altra sul versante meridionale in onore e lode della Santa Vergine e Martire «Catarinae», mentre qui nell’ancona lignea è rappresentato il martiro della titolare.

Come possiamo notare, a distanza di cinque anni non è rilevato l’altare della Beata Vergine della Cintura, mentre la cappellania è oggetto di una discreta corrispondenza relativa alle celebrazioni predisposte dal testatore nel secolo XIX con riferimento al medesimo titolo, mentre il titolo dell’altare rimane prevalentemente nel generico: Beata Vergine e si identifica con quello dell’Addolorata.

La chiesa è edificata a lode di Dio Onnipotente e nel nome di San Giovanni Evangelista. Subì un importante restauro nell’anno 1521 [sic!], non è consacrata. Il frontespizio è costruito in pietre tagliate sovrapposte, zoofori – ossia fregi decorativi adorni di figure in rilievo nell’ordine ionico situati tra l’architrave e la cornice –, altre di genere ornamentale la ingentiliscono. Una sola porta di ingresso nel frontespizio. Consta di un’unica navata lunga 12,63 metri, larga 8,94 metri e alta 8,52 metri. Il tetto inferiore è confezionato con tavole di legno e travi alternate. Il pavimento è in laterizi; in esso sono scavati sette sepolcri, di cui uno assegnato al parroco, l’altro alla nobile famiglia Vergiati, il terzo della famiglia Bellani e gli altri per la comunità. Presso la cappella maggiore sul lato settentrionale si eleva la torre campanaria, nella quale sono installate tre campane, una delle quali serve come orologio, segnalando le ore ai fedeli.

Bibliografia essenziale: ARCHIVIO PARROCCHIALE DI BULCIAGO. V. LONGONI, Torri e campanili nella pieve di Missaglia, 1988, pp. 103, 174-176, 211-213. V. LONGONI, Gli Umiliati in Brianza, in Archivi di Lecco, 1985, n. 4, p. 800. I. ALLEGRI, La cura di S. Giovanni Evangelista di Bulciago nelle visite pastorali di S. Carlo (1567-1583), in I Quaderni della Brianza, 1998, n. 117, pp. 103-177. I. ALLEGRI, La Pieve di Missaglia nel 1567: dagli Atti di visita di Padre Leonetto Chiavone primo visitatore di San Carlo, in Storia religiosa della pieve di Missaglia, vol. II, Cassago Brianza 2016, p. 149, passim.

Cenni storici 2

aspetto artistico e architettonico