COMUNITÁ PASTORALE MARIA REGINA DEGLI APOSTOLI

Comunità Pastorale

Maria Regina

degli Apostoli

Barzago

Bevera

Bulciago

Rettori, curati e parroci di Bulciago
dal 1541 al 1593

Curato Cristoforo Nava (1541 – 1592)

Cristoforo Nava, curato della chiesa di San Giovanni Evangelista a Bulciago, è una figura che emerge dai documenti storici del XVI secolo come emblema delle sfide e delle contraddizioni della Chiesa cattolica durante la Controriforma. Nato e cresciuto in un’epoca di grandi cambiamenti religiosi e sociali, Nava è ricordato non tanto per le sue virtù pastorali, quanto piuttosto per le numerose controversie che hanno caratterizzato la sua lunga carriera ecclesiastica.

Nava assunse il beneficio di Bulciago nel 1541, un periodo in cui la parrocchia stava consolidandosi attorno alla chiesa di San Giovanni Evangelista. All’epoca, era già anziano e di salute cagionevole, il che lo portò a farsi assistere dal nipote, il sacerdote Battista De Capitani. Questo giovane coadiutore avrebbe dovuto aiutare Nava nella cura delle anime, ma la gestione del curato divenne presto oggetto di critiche.

Le fonti dell’epoca lo descrivono come un uomo avaro e debitore, con una mediocre conoscenza della dottrina cristiana. Le accuse rivoltegli riguardavano principalmente la sua incapacità di amministrare la parrocchia in maniera efficiente e la sua tendenza a trascurare i doveri ecclesiastici, lasciando la chiesa e i beni parrocchiali in stato di abbandono.

Uno degli episodi più significativi nella carriera di Nava fu la visita pastorale di San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano e figura di spicco della Controriforma. Durante la sua visita, Borromeo sollevò numerose preoccupazioni riguardo alla gestione della parrocchia da parte di Nava. L’arcivescovo, noto per la sua intransigenza e il suo impegno nella riforma della Chiesa, trovò diverse irregolarità nella condotta del curato.

Tra le accuse più gravi c’erano quelle di nepotismo e cattiva gestione dei beni parrocchiali. Nava era infatti accusato di aver alienato beni della chiesa a favore dei suoi parenti senza autorizzazione, e di vivere nella sua abitazione privata anziché nella casa parrocchiale, come era previsto dalle regole ecclesiastiche. Inoltre, aveva trascurato la manutenzione delle proprietà della chiesa e non rispettava le disposizioni liturgiche, come l’obbligo di recitare il “Passio” e di organizzare processioni religiose.

Le inchieste condotte da Borromeo rivelarono una gestione parrocchiale segnata da favoritismi e da una generale mancanza di disciplina. La chiesa di San Giovanni Evangelista, sotto la guida di Nava, non riusciva a soddisfare quanto richiesto dall’arcivescovo per il clero dell’arcidiocesi milanese.

La risposta di San Carlo Borromeo alle mancanze di Cristoforo Nava fu ferma e determinata. L’arcivescovo inflisse una multa di 100 scudi d’oro al curato, una somma considerevole destinata a riparare la casa parrocchiale e ad acquistare i paramenti liturgici necessari per le celebrazioni. Questi lavori dovevano essere svolti sotto la supervisione del vicario foraneo, per garantire che Nava non distogliesse ulteriori risorse della parrocchia per scopi personali.

Inoltre, a Nava fu imposto di nominare un nuovo coadiutore, approvato dai suoi superiori ecclesiastici, per assicurare che la parrocchia fosse adeguatamente gestita. Borromeo, noto per il suo rigore nella separazione dei beni ecclesiastici da quelli privati, proibì a Nava di affittare o cedere proprietà della chiesa ai suoi familiari, una pratica che aveva creato non poche tensioni nella comunità.

Le sanzioni riflettevano la gravità delle accuse e l’impegno di Borromeo nel promuovere una riforma profonda all’interno della Chiesa. Nonostante le giustificazioni di Nava, la sua gestione controversa non poté sfuggire alle conseguenze delle sue azioni, dimostrando come la Chiesa dell’epoca non fosse più disposta a tollerare condotte inappropriate e la corruzione tra il clero.

Cristoforo Nava morì nel 1577, lasciando dietro di sé una parrocchia segnata da divisioni e conflitti. La sua morte segnò la fine di un’era per la chiesa di San Giovanni Evangelista, ma anche un nuovo inizio sotto la guida di preti che avrebbero cercato di restaurare la fede e la disciplina nella comunità.

La figura di Nava rimane controversa, ma è anche rappresentativa di un periodo storico complesso, in cui la Chiesa cattolica, sotto la pressione delle riforme introdotte dal Concilio di Trento, lottava per affermare la sua autorità e moralità. La sua storia, fatta di nepotismo, cattiva gestione e scontri con l’autorità ecclesiastica, riflette le tensioni che attraversavano non solo la parrocchia di Bulciago, ma l’intera Chiesa cattolica del XVI secolo.

Nava è un esempio di come il clero dell’epoca potesse trovarsi in difficoltà nel bilanciare le esigenze personali e familiari con i doveri ecclesiastici. Le sue vicende offrono un prezioso spunto di riflessione sulla complessità della vita religiosa in un periodo di grandi trasformazioni, dove il potere della Chiesa veniva costantemente messo alla prova dalle sfide interne ed esterne.

Oggi, il ricordo di Cristoforo Nava ci invita a riflettere su come la storia della Chiesa sia stata influenzata non solo dalle grandi figure di santi e riformatori, ma anche dalle vite dei curati di piccole parrocchie, le cui azioni e decisioni hanno lasciato un’impronta duratura nelle comunità che hanno servito.

Prete Marco Nava (1571 – 1593)

La storia di Bulciago è arricchita da personalità religiose di grande rilievo. Tra queste spicca la figura di Marco Nava, sacerdote che, pur non risiedendo stabilmente nella parrocchia di San Giovanni Evangelista, ha lasciato un’impronta significativa nella comunità locale.

Marco Nava nasce a Bulciago nel 1523 da Simone Nava, un sarto, e Angela Perego. La sua famiglia è già nota nella zona grazie a suo zio, Cristoforo Nava, che per molti anni ha ricoperto il ruolo di parroco della chiesa di San Giovanni Evangelista. Nonostante la sua malattia e l’età avanzata, Cristoforo Nava continua a essere una figura centrale nella parrocchia, supportato dal nipote Marco e da un altro nipote, il Rev. Battista De Capitani di Hoè.

Nonostante Marco Nava fosse ufficialmente il parroco di Bulciago, la sua residenza principale era a Milano, presso Campo Santo. Questo particolare è indicativo di una situazione comune in quell’epoca, dove alcuni sacerdoti ricoprivano incarichi parrocchiali anche in assenza, affidando la gestione quotidiana a vicari o collaboratori. Nel caso di Marco Nava, la cura della parrocchia di Bulciago era nelle mani di suo zio Cristoforo, mentre lui si occupava delle questioni amministrative e manteneva un controllo generale sugli affari della parrocchia.

Durante le visite ecclesiastiche, Marco Nava era spesso richiamato a presentare la documentazione che attestava il suo diritto al beneficio parrocchiale, il che riflette una certa precarietà nella sua posizione, forse dovuta al suo status di non residente.

La parrocchia di San Giovanni Evangelista non era esente da conflitti. Uno dei problemi principali riguardava la proprietà e la delimitazione degli spazi parrocchiali. Durante la visita di Mons. Giovanni Maria Massio nel 1583, fu ordinato di costruire un muro per separare l’area della casa parrocchiale da una proprietà privata adiacente, sottolineando così l’importanza di preservare i beni ecclesiastici.

Nonostante le sue difficoltà di salute, che includevano emicranie e dolori addominali, Marco Nava si dedicò con impegno alla sua vocazione. Era noto per la sua conoscenza dei libri sacri e per l’insegnamento della Dottrina cristiana ai bambini, dimostrando una profonda dedizione al suo ruolo educativo e spirituale. Malgrado alcune lacune, come la scarsa familiarità con la musica, Marco Nava si impegnava a predicare e a celebrare le festività religiose con la massima devozione.

La figura di Marco Nava rappresenta un esempio di come, anche in condizioni difficili, un sacerdote possa esercitare un’influenza duratura sulla sua comunità. La sua vita è un riflesso delle tensioni e delle sfide del clero nel periodo post-tridentino, dove l’autorità ecclesiastica cercava di rafforzare il controllo e la disciplina all’interno della Chiesa.

In conclusione, Marco Nava è una figura complessa e affascinante nella storia di Bulciago, un uomo che, nonostante le sue fragilità e la distanza fisica dalla parrocchia, riuscì a lasciare un segno profondo nella vita religiosa e sociale della sua comunità. La sua storia è un invito a riflettere sull’importanza della dedizione e della responsabilità nella guida spirituale.