COMUNITÁ PASTORALE MARIA REGINA DEGLI APOSTOLI

Comunità Pastorale

Maria Regina

degli Apostoli

Barzago

Bevera

Bulciago

Santuario Madonna del Carmelo di Bulciago

Aspetto artistico ed architettonico

L’edificio è definito da tratti di gusto neoclassico e la pianta è a forma di croce greca con dimensioni 15,0 x 15,0 metri e tiburio. L’incrocio tra la navata e i due transetti sostiene la cupola ottagonale con lanterna. L’altare in marmo è di forme barocche. All’ingresso principale è anteposto un massiccio portico che concorre a ingentilire l’elegante gioco dei volumi architettonici, ancoro più accentuato dalla semplicità delle forme.

Sulla parete retrostante l’altare era rappresentata la Madonna del Carmine con il Bambino e le anime purganti in attesa di approdare alla gloria. Autore dell’affresco Giovanni Battista Rivetta detto Romeo (Melegnano 1868 – Melegnano 1924). 

Questo dipinto è stato sostituito da una tela ad olio recente  – così è scritto nella visita pastorale del 1966 – nella quale è rappresentata la Vergine con San Giovanni e San Rocco.

Ai lati dell’altare sono affisse due teche contenenti gli ex voto: si tratta di cuori d’argenti donati dai fedeli per manifestare il loro grazie alla Vergine per grazia ricevuta.

La dedicazione

Il titolo dato al luogo di culto è assai consono al contesto ambientale su cui sorge e alla devozione parrocchiale, perché in essa dal 1738 è presente la Confraternite del Monte Carmelo che condivide l’altare con quello più antico della Beata Vergine Addolorata.

Sappiamo che il 16 luglio 1251 la Beata Vergine circondata da angeli, mentre reggeva il Bambino con le braccia, apparve al primo Priore generale dell’Ordine carmelitano, beato Simone Stock, al quale consegnò lo «scapolare» – spesso detto anche «abitino», distintivo di confraternite o pie associazioni che si compone di due piccoli rettangoli di stoffa, sovente con impresse immagini sacre pendente sul petto o sul dorso mediante due nastri – con il privilegio «sabatino», ossia la promessa della salvezza dall’inferno, per coloro che lo indossavano e la liberazione dalle pene del Purgatorio il sabato seguente alla morte: dedicazione dunque pienamente consona con il luogo di sepoltura dei fedeli defunti degli eventi pandemici, o sepolcreto ancora più antico, al tempo stesso manifestazione visibile e riconoscente per l’antica Confraternita del Monte Carmelo sorta nel 1738, mancante di una propria cappella come detto, sulla attività della quale però non disponiamo di informazioni.

La costruzione

La decisione di elevare un Santuario quale vero e proprio luogo di culto, dove svolgere l’azione liturgica sacramentale in sostituzione dell’edicola cadente e inappropriata presente nella località detta dei Morti dell’Avello data all’anno 1895. Lo si ricava da un quaderno dell’Archivio Parrocchiale così titolate: «Registrazione offerte alla chiesa per la filatura del lino». Di seguito alla copertina l’elenco degli offerenti dal 10 marzo 1895 al 1910, mentre con inizio dal versante opposto troviamo la «Registrazione riguardante le offerte alla Madonna dell’Avello», che inizia il 20 gennaio di quell’anno e prosegue fino al 1910.

I proventi e le spese per la realizzazione dell’opera invece sono diligentemente elencati nel «Giornale d’Amministrazione per l’erigenda cappella ai Morti dell’Avello», suddivise in due colonne: Entrate ed Uscite dal 31 dicembre 1903 fino al 1924, quando la registrazione prosegue con don Davide Canali, assai meno preciso e ordinato rispetto al suo predecessore.

Fonti costanti per la raccolta delle offerte sono due cassette: una situata nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Evangelista dalla quale si estraggono quote assai modeste e una decisamente più redditizia con le offerte raccolte alla Cappella dell’Avello, senza specificare però in quale spazio fosse collocata, perché a quel tempo la cosiddetta cappella era una semplice edicola e quindi non protetta all’interno di un ambiente chiuso, dunque facile da svuotare da qualche malintenzionato.

Caratteristica di questa cassetta è che era gestita da un certo Gerosa, il quale riceveva ogni qualvolta la si svuotava la decima parte dell’importo. Stando alla registrazione il recupero delle offerte avveniva circa una volta al mese.

Fonti costanti per la raccolta delle offerte sono due cassette: una situata nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Evangelista dalla quale si estraggono quote assai modeste e una decisamente più redditizia con le offerte raccolte alla Cappella dell’Avello, senza specificare però in quale spazio fosse collocata, perché a quel tempo la cosiddetta cappella era una semplice edicola e quindi non protetta all’interno di un ambiente chiuso, dunque facile da svuotare da qualche malintenzionato.

Caratteristica di questa cassetta è che era gestita da un certo Gerosa, il quale riceveva ogni qualvolta la si svuotava la decima parte dell’importo. Stando alla registrazione il recupero delle offerte avveniva circa una volta al mese.

Le offerte depositate nella cassetta della chiesa alla fine del mese di febbraio 1904 ammontano a £ 6,50 mentre in quella dei Morti dell’Avello sommano a £ 114,30 nei mesi di gennaio e febbraio. Siccome tale rapporto in linea di massima si conserva piuttosto costante nel corso del tempo, significa che la cappella era assai frequentata dai fedeli. Da chi con precisione non lo sappiamo, ma oggettivamente non possiamo supporre che provenissero tutti dalla parrocchia di Bulciago, perché riverenti nei confronti del luogo rispetto alla chiesa di San Giovanni, nonostante qui ci fosse una cassetta a portata di mano. L’importo consistente depositato nella cassetta della cappella conferma quando asserito dal parroco, che qui provenivano pellegrini dai paesi circonvicini e persino dalla città, che l’anonimato però impedisce di identificare.

Il concorso popolare è fondamentale perché i singoli benefattori che compaiono nel registro con il versamento di quote importanti non sono molti. Dal 31 dicembre 1903 al 31 dicembre 1907, quando il parroco don Antonio Farina effettua il consuntivo relativo al costo complessivo della costruzione, che è di £ 13.932,45 compreso l’acquisto dell’area rileviamo: Figlie di Maria (£ 100,00), Confraternita del Santissimo Sacramento (£ 750,00), Rosa Beretta di Tregolo (£ 100,00), don Antonio Farina (£ 100,00), don Michele Colombo parroco di Limbiate, nativo di Bulciago (£ 500,00), Teresa Mauri (£ 200,00). Altri cespiti provengono dalla vendita: delle piante per il disboscamento dell’area, dalle raccolta delle gallette [bozzoli], colatura della cera, dalla riffa – una sorta di lotteria – con oggetti o animali donati e spesso risulta vincitore un sacerdote, che ridona quanto si aggiudica attraverso la sorte, accrescendo così il contributo.

Tra le spese risaltano l’acquisto di 770 mq di terreno da Savini Francesco di Cassago (£ 875,00, 11 gennaio 1904), le rate periodiche versate al capomastro Usuelli, di cui quella del 28 marzo 1904 per le fondazioni della cappella, quelle del fabbro ferraio, il 18 maggio 1905 sono consegnate £ 375,00 al «Sig. Rivetta [Giovanni Battista detto Romeo, 1868-1924 n.d.r.] per affresco eseguito nella Cappella dei Morti dell’Avello», l’acconto il 4 luglio successivo al fornaciaio Giussani per la pavimentazione della chiesuola e al taglia pietra il 7 luglio per la gradinata, il 28 agosto sono al lavoro i marmisti, l’11 settembre è pagato il falegname per la porta della sagrestia, il 18 dicembre 1906 sono acquistate dalla ditta Bertarelli di Milano 5.000 immagini della Madonna dell’Avello, il 29 luglio 1907 è pagato il falegname per il nuovo armadio della sagrestia: brevi ma significativi passaggi di un luogo di culto che prende forma ed è reso agibile al culto il 28 agosto 1905 dal prevosto di Oggiono il M.R. don Luigi Colombo in occasione dell’ingresso del novello parroco don Antonio Farina. Nei due anni successivi sono completati alcuni dettagli, la decorazione e l’arredamento interno.

L’11 dicembre 1920 sono acquistati da Barbossi Carlo 700 mq di un’area attigua all’oratorio dei Morti dell’Avello. Nel dicembre 1921 è restaurata la cappelletta dei Morti dell’Avello. Il 6 settembre 1922 sono prelavate dalle casse del Santuario £ 1.000 da depositare sul libretto di risparmio, mentre £ 2.000 sono versate al pittore Volonterio per l’esecuzione degli affreschi della chiesa parrocchiale: i due del presbiterio.

Il progettista

Oltre a quanto scritto dal parroco Farina nel Chronicon non è stata individuata alcuna corrispondenza inerente lo stesso parroco pro tempore e il progettista don Giuseppe Brenna, sacerdote nato a Bulciago l’11 marzo 1866 e morto a Lissago e qui sepolto – frazione della città di Varese – all’età di soli 40 anni il 17 novembre 1905, parroco della parrocchia di San Carlo Borromeo, circa le motivazioni che hanno ispirato la costruzione del Santuario, che non fosse la sola sostituzione della più antica edicola in condizioni fatiscenti.

Occorre poi sottolineare che don Giuseppe Brenna doveva possedere qualche nozione non trascurabile di architettura e ingegneria civile per produrre i disegni degli altari posati nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Evangelista e la realizzazione del Santuario dedicato poi a Santa Maria del Monte Carmelo.

Don Giuseppe Brenna aveva un fratello sacerdote don Egidio, coadiutore nel 1898 nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo nella città di Varese, quindi parroco di Golasecca nel 1905, quindi di Arluno dove prende possesso della parrocchia la terza domenica di settembre 1916 e qui muore nel 1918. Il 13 novembre 1904 dona all’erigendo Santuario £ 11,50.

Devozione

Per quanto riguarda l’aspetto devozionale risulta che il 19 luglio 1908 è dichiarata per la prima volta una offerta di £ 7,00 per il bacio della reliquia, che si ripete il 2 agosto in occasione del Perdono d’Assisi.

Quanta fosse diffusa la devozione nei confronti del Santuario lo deduciamo sempre dal libro cassa, perché nei mesi di settembre – dicembre 1910 sono versate sul libretto della chiesa parrocchiale £ 2.000 per concorrere alle spese di ampliamento della stessa e altre quote consistenti sono versate anche negli anni successivi; le £ 1.000 dell’ottobre 1913 sono impiegate per pagare la decorazione della chiesa parrocchiale, oppure importi analoghi depositati sul libretto della Cassa di Risparmio di Oggiono.

Nel mese di gennaio 1914 sono registrate due modeste offerte per grazia ricevuta, una terza nel successivo mese di agosto e la quarta nel mese di luglio 1924.

Nella terza visita pastorale dell’arcivescovo Ferrari nel 1912 la chiesuola si presenta in buone condizioni, dispone di un solo altare, non è consacrata e in essa non si conserva il Santissimo Sacramento. Qui, annota l’estensore della relazione, «Vi si celebra Messa più volte l’anno a richiesta dei devoti, essendo un luogo, ad immemorabile, di grande speciale divozione. E vi si canta Messa il giorno della Beata Vergine del Carmine».

L’arcivescovo Schuster il 7 agosto 1933, dopo la visita pastorale invia al parroco una lettere con suggerimenti e raccomandazioni e, a proposito del Santuario della Madonna de Carmine, esprime il desiderio «che si facciano frequenti adunanze per suffragare i defunti».

Cenni storici 1

cenni storici 2