Santuario Madonna del Carmelo di Bulciago
Cenni storici (pag. 1)
Il culto dei defunti è antico quanto la presenza dell’uomo sulla terra in molteplici forme, ma con l’avvento del cristianesimo, la sacralità del corpo e l’attesa della Risurrezione riconducono le sepolture all’interno dei primi luoghi di culto, come attestano innumerevoli reperti archeologici. L’ampia adesione però riscontrata fin dalle origini alla fede cristiana, impone alla maggior parte dei fedeli defunti la tumulazione all’esterno delle chiese, nell’area contigua alla stessa definita cimitero o camposanto: termine, quest’ultimo, che sottolinea la sacralità del luogo.
Nel corso dei secoli in presenza di eventi pandemici come la peste in particolare, per contenere la diffusione del morbo le persone contagiate venivano innanzitutto rinchiuse in quarantena nelle proprie abitazioni, oppure allontanata dall’abitato e riunite in aree esterne alle residenziali nei lazzaretti, nei pressi dei quali la maggior parte di loro trovava poi sepoltura in fosse comuni.
Le epidemie a noi maggiormente note, anche se scarsamente documentate, sono quella di San Carlo [1576-1577] e quella scoppiata durante l’episcopato di Federico Borromeo [1629-1632], resa nota da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi.
Alla mancanza di documenti sopperisce la memoria storica, che nel caso di Bulciago identifica l’area riservata alla sepoltura comune dei cadaveri in un’unica grande fossa – fupòn nel gergo dialettale –, come «Morti del Büson», e la gente ha sempre conservato una profonda e reverenziale deferenza nei confronti di quest’area, tanto da erigervi una modesta edicola campestre, ancora esistente nel 1922 in seguito rinnovata nella forma attuale.
La posizione di quest’area cimiteriale, tra l’altro, non è stata scelta in forma del tutto casuale, perché nei pressi di questa cappelletta affiora da terra un masso avello, ossia una antichissima tomba priva di relativo coperchio, che accumula e trattiene l’acqua piovana: un insieme di elementi che si prestano a pratiche di pietà popolare come le abluzioni, difficili da conservare nel solco della religiosità perché si prestano facilmente e deviazioni verso la superstizione.
Escludiamo categoricamente la presenza di qualsiasi luogo di culto riconosciuto dall’autorità ecclesiastica prima della costruzione dell’attuale Santuario, richiamato per la prima volta nella visita pastorale effettuata dall’arcivescovo Andrea Carlo Ferrari nei giorni 19 e 20 agosto 1905.
Le origini sono descritte dal parroco don Antonio Farina nel Liber Chronicus:
«Altro oratorio di proprietà di questa chiesa parrocchiale destinato, pure, a divenire un vero Santuario tanto è il concorso dei fedeli che vi affluiscono da ogni parte, è la chiesuola edificata nella località detta dei Morti del Busono o dell’Avello, su disegno del Molto Reverendo Don Giuseppe Brenna oriundo di qui, per opera del Capomastro Paolo Usuelli di Costamasnaga. La divozione per quel luogo dove, [come] è [tradizione] furono seppolti i morti della peste ossia del contagio, data si può dire da secoli, e andò sempre più aumentando per modo che ormai vi accorrono devoti da paesi lontani non solo, ma persino da città. Per cui era naturale e comune il desiderio di vedervi sorgere un tempietto in sostituzione dell’inducente cappelletta che poteva ruinare da un momento all’altro senza possibilità di ripararla e riedificarla stante la renitenza per non dire contrarietà dal proprietario del fondo. E non meno degli altri sentiva questo desiderio lo scrivente Sacerdote Antonio Farina, il quale tanto si adoperò da vedere finalmente approvato il voto comune. Avuto pertanto dall’Autorità Ecclesiastica l’approvazione del progetto, in data 9 Febbraio 1904, e il giorno 20 dello stesso mese si diede principio all’attuazione che venne ultimato nel Giugno 1905. Alla spesa di costruzione vi concorse tutta la popolazione, e le offerte più vistose si possono rilevare dal Giornale dell’Amministrazione relativa a detta Chiesuola esistente in Archivio. L’onorevole nostro Sindaco poi; Signor Bonacina Francesco, somministrò tutto il legname occorrente pel tetto. Bello era vedere l’entusiasmo di questi contadini nel prestare gratuitamente l’opera loro a preparare, e trasportare i materiali occorrenti per la costruzione di detta Chiesuola.Nel disporre l’area ove ora sorge l’Edificio si trovarono due tombe sepolcrali fatte in muratura di pietra, ed in mezzo al nero terriccio duna di esse si rinvenne la parte ossea di un cranio umano, che venne riseppellito nell’angolo destro della Chiesuola stessa entrando.Venne Benedetta la suddetta il giorno 28 Agosto 1905 dal Molto Reverendo Luigi Colombo preposto di Oggiono suddelega/to dal novello Parroco Farina, con solennità speciale, e con intervento numeroso di clero e di popolo accorso per solennizzare il 2° giorno delle feste indette per l’ingresso del nuovo Parroco».